Sole con le code
Performers: Giulia Fossati and Sofia Conocchiari
Text by Alessandro Carano
Da quando ho saputo che avrei scritto il testo che accompagna questa mostra di Valerio ho iniziato a vedere volpi ovunque. Questo è curioso perché i suoi lavori hanno come soggetto volpi che guardano.
Più precisamente, a guardare sono occhi umani, probabilmente collocati al posto giusto nel cranio di una persona che sta dietro i due grandi pannelli di betulla dipinti per lo più con matite colorate raffiguranti appunto due volpi; da sole con le loro code, vagano su un interminabile pavimento di ceramica che si perde nel nulla.
Seppur abbia indugiato per un attimo su un aspetto anatomico non c’è nulla di pruriginoso nell’esperienza d’essere passati da Clima a vedere la mostra; sempre che non ci si concentri su ciò che potrebbe fare chi si trova dall’altra parte dei dipinti mentre vi guarda durante la visita. Decidete voi.
Con grande chiarezza Valerio vorrebbe che si pensasse ai tratti psicologici semplificati delle volpi e come succede nelle fiabe, li cuce addosso agli esseri umani.
Quando le volpi, per puro caso si accompagnano ad un felino che ne addolcisce gli spigoli caratteriali, viene da parlare di lassismo, di scarsità di controllo sulle pulsioni e di puro edonismo. Non si pensi che il gatto e la volpe fossero colpevoli nell’opera di Collodi: E’ l’essere uman (...)
Sole con le code
Performers: Giulia Fossati and Sofia Conocchiari
Text by Alessandro Carano
Da quando ho saputo che avrei scritto il testo che accompagna questa mostra di Valerio ho iniziato a vedere volpi ovunque. Questo è curioso perché i suoi lavori hanno come soggetto volpi che guardano.
Più precisamente, a guardare sono occhi umani, probabilmente collocati al posto giusto nel cranio di una persona che sta dietro i due grandi pannelli di betulla dipinti per lo più con matite colorate raffiguranti appunto due volpi; da sole con le loro code, vagano su un interminabile pavimento di ceramica che si perde nel nulla.
Seppur abbia indugiato per un attimo su un aspetto anatomico non c’è nulla di pruriginoso nell’esperienza d’essere passati da Clima a vedere la mostra; sempre che non ci si concentri su ciò che potrebbe fare chi si trova dall’altra parte dei dipinti mentre vi guarda durante la visita. Decidete voi.
Con grande chiarezza Valerio vorrebbe che si pensasse ai tratti psicologici semplificati delle volpi e come succede nelle fiabe, li cuce addosso agli esseri umani.
Quando le volpi, per puro caso si accompagnano ad un felino che ne addolcisce gli spigoli caratteriali, viene da parlare di lassismo, di scarsità di controllo sulle pulsioni e di puro edonismo. Non si pensi che il gatto e la volpe fossero colpevoli nell’opera di Collodi: E’ l’essere umano simbolo della menzogna a seminare il caos. Quando è da sola invece, la volpe si mostra come essere portatrice di una caratteristica insieme positiva e difettiva: incapace di accettare d’aver fallito ma in grado di relativizzare il contesto dell’insuccesso a suo favore, tenta di fornire come scusa un’immagine estetica mente persuasiva della sua difficoltà. Stiamo parlando della furbizia.
Di recente, ho acquistato del vino Bolgheri che ho notato avere sull’etichetta una volpe; non me ne intendo minimamente, ma forse condizionato da quei pensieri, ho trovato quel vino opportunamente raffinato.
Volendo si potrebbe considerare l’avvenuto innesto di organi umani nell’immagine della volpe come il frutto di una bestialità; niente di male, scrivendolo dimostro di averci pensato per primo. Credo però che Valerio volesse far sentire i soggetti dei suoi quadri a disagio, persi e sopraffatti dal panico come chi è consapevole di essere l’ultimo della sua specie.